L’imprenditore Tino Sana si è spento all’età di 84 anni. Una vita di passione per il legno nel settore del contract per la realizzazione di arredi per alberghi, navi da crociera, yacht e complessi comunitari di grande prestigio.
Un imprenditore brillante, un datore di lavoro severo, ma giusto e un amico per molti, così sarà ricordato Tino Sana, il fondatore dell’omonima azienda di Almenno San Bartolomeo scomparso, venerdì 15 maggio 2020, all’età di 84 anni.
Sin da bambino, Tino Sana nutre una straordinaria passione per il legno. Dopo anni di duro lavoro contraddistinto da grande professionalità e profonda conoscenza della materia prima, l’ambizione di Tino Sana lo porta a fondare nel 1965 un’azienda specializzata nella lavorazione artigianale del legno che porta il suo stesso nome. Un’azienda che, grazie alla perseveranza dell’imprenditore bergamasco, cresce e si afferma nel panorama nazionale e internazionale come realtà di riferimento, ancora oggi dopo 55 anni di attività, nel settore del contract per la realizzazione di arredi per alberghi, navi da crociera, yacht e complessi comunitari di grande prestigio.
Una passione che per Tino Sana era «la molla che ti spinge a cercare la qualità». Per questo nel 1987 decide di fondare il Museo del Falegname, un luogo unico dove raccogliere oggetti, testimonianze e la storia del fare falegnameria dalle sue origini più pure. E proprio dal legno Tino Sana decide di far nascere un bicicletta collaudata alla Bianchi e brevettata, simbolo della maestria artigiana nel mondo, esposta perfino al Bicycle Museum di Chicago negli Stati Uniti d’America.
L'attenzione per il Museo non frena, però, lo sviluppo dell'azienda e la decisione, nell’ottobre del 2006, di ospitare all’interno della propria realtà la nuova sede della “Scuola del Legno e delle Tecnologie”, un centro studi dedicato alla conoscenza dell’arte della falegnameria, con corsi avanzati per giovani che intendono diventare professionisti dell’industria del legno. Ultimo traguardo prima della decisione di lasciare la gestione dell’azienda ai figli Gianpaolo, Guido, Aurora e Chiara che ancora oggi con impegno lavorano per onorare il lavoro del padre.
«Un giorno mia madre mi chiese cosa volessi fare - disse Tino - e io non avevo dubbi: volevo fare il falegname. Il mio sogno era costruire un monopattino e una cuccia per il cane. Certamente quei due oggetti rappresentavano quello che avrei voluto nella vita: viaggiare e avere un focolare unito. Oggi posso dire di esserci riuscito».
Nessun commento:
Posta un commento